lunedì 18 agosto 2014

La nebbia nei pensieri (e non)

La macchina alla fine è arrivata. 
Più che una macchina è un camion. Una GMC Yukon gigantesca. 



Quando acceleri  il gorgo della gasoline crea un risucchio che riesce muovere la lancetta del serbatoio. Ci costerà una fortuna in carburante. 
Il commesso indiano che ce l'ha rifilata, gentilissimo e gioviale, ha fatto il suo 13 oggi, riempiendoci di extra. Noi, stanchi morti come eravamo non siamo neanche riusciti a comprendere cosa fossero ed abbiamo firmato in serie una fila di cambiali che finirò di pagare la prossima volta che torno qui, tra qualche anno. 
Decantandoci le doti del macchinone, ci ha più volte assicurato che, alla stessa cifra della prenotazione, abbiamo avuto  una macchina di categoria superiore. 
Io non sono poi cosi convinto, ma ho deciso che non me la prendo. Almeno oggi.

L'uscita dall'aeroporto e l'arrivo a casa scorre liscio e senza code. Almeno in macchina, oggi, le abbiamo evitate.

La casa, un appartamentino al piano terra in Clipper Street trovato su tripadvisor è bellissima. Nel giardino c'è una vasca idromassaggio che prontamente sperimentiamo.
È situata in Noè Valley, una zona residenziale tutta sali e scendi proprio come ti immagini San Francisco. Case basse di vario stile e colore fiancheggiano larghi marciapiedi alberati trasmettendo un senso di rassicurante familiarità. Abbiamo scelto questa soluzione (più o meno costa come un buon albergo) per immergerci un po' di più nella vita di questa città, fingendo, per qualche giorno, di viverla da abitanti e non da turisti.



Una sensazione meno familiare è quella che trasmette la zona attorno ad Union Square, più o meno il centro della città. La raggiungiamo con Muni, il mezzo di trasporto ibrido, mezzo tram mezzo metro, facendoci raggirare dall'autista che non ci avvisa che non dà il resto e si intasca 10 dollari al posto dei 6,75 che gli dovevamo.

Il giro però vale la pena. A tratti ti sembra di essere su un ottovolante. Quando il tram si ferma prima di imboccare un percorso in discesa o di infilarsi nel tunnel magico che lo trasforma in metropolitana sotterranea, il legame con Gardaland viene spontaneo.
In effetti, il primo impatto con questa parte della città lascia un po' il gusto della finzione. Colpisce anche il contrasto tra le luci dei negozi e la miseria delle decine di barboni, o quasi, che si aggirano per le strade o si accasciano, storditi da liquori di pessima qualità, agli angoli delle strade.

Sicuramente siamo stanchissimi (i ragazzi in particolare che, praticamente non hanno chiuso occhio) e questo giudizio verrà rivisto domani, esattamente come era successo a Sydney, ma resta il fatto che, terminato di mangiare in un ristorante molto "low level" proprio vicino alla piazza, non vediamo l'ora di tornare (questa volta in taxi) nella nostra accogliente casetta.


Domani, sarà tutto sicuramente meno annebbiato, almeno nei pensieri che ora iniziano ad essere veramente confusi.
Per il resto, qui, la nebbia fuori sembra essere davvero una costante.

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