venerdì 29 agosto 2014

Le Stelle dello Sceriffo

Il centro commerciale (quello in cui comprare l'hard disk esterno) non l'abbiamo trovato.
In compenso, abbiamo fatto l'esperienza di fare la spesa in un supermercato Navajo, frequentato solo da indiani.
Dalle signore minute e curate, agli omaccioni, alti, bruciati dal sole e con una lunga coda nei capelli, tutti indiani. 
I soli estranei siamo noi. 
D'altronde siamo nella riserva Navajo del Little Colorado River. 
Siamo anche i soli a pagare con la carta. Loro pagano con dei voucher (penso siano il sussidio statale che ricevono).


Non sembrano stupiti di vederci, la signora alla cassa ci chiede dolcemente come va e , quando io lo chiedo a lei, mi risponde, non solo per la forma, "well, I'm doing well!"

Fuori nel parcheggio, tra le centinaia di pick-up, i ragazzi ci aspettano ormai cotti da un sole caldissimo.

Lungo la strada, la natura la fa da padrona.
Già subito all'uscita del parco, dopo aver ripercorso tutta la Desert View Drive, ci aspettano nuovi canyon, meno impressionanti e colorati, ma molto belli.

La radura tutta intorno alla Road 64, disseminata di cespugli e sassi, e qua è là occupata dalle baracche degli indiani. Per di più casette prefabbricate di legno, molte delle quali in evidente dissesto, benché abitate.
Rispetto ai tepee non sono chissà quale passo avanti.
Per di più, i gruppi di baracche, non sono neanche recintati a mo' di accampamento western come le case dei villaggi più " americani" che abbiamo lasciato alle nostre spalle nei giorni scorsi.

E, a proposito di western, già ben prima dell'ingresso al Parco della Monument Valley, iniziano i pinnacoli da film di quel genere.
Fanno impressione. 

Ci si avvicina a quelle forme caratteristiche, passando per varie formazioni. La più bella  è quella delle montagne che sembrano fatte da castelli di piramidi. Quasi come i castelli fatti con le carte, ma tutti di sabbia rossa.

Lungo la strada, veniamo spesso sorpassati da centauri, rigorosamente su Harley. Riconosci i locali perché, così come non rispettano i limiti di velocità, non indossano neanche il casco.





L'arrivo al parco (20 dollari per 4 persone, la carta annuale fatta al Grand Canyon non vale) lascia subito a bocca aperta e ancor più emozionante il giro in auto sul percorso dissestato e privo di asfalto che circonda le "butte", così si chimono i pinnacoli, più famose.

Tra le tante foto fatte ve ne offro qualcuna, con l'avvertenza che il colpo d'occhio dal vivo è completamente un'altra cosa.




Dopo la cena nel ristorante dell'hotel View, proprio dentro al parco, dove ci siamo fermati cambiando un programma che aveva sbagliato questo pernottamento ( il nostro albergo era inutilmente a 68 km da qui…) qualche foto all'orizzonte sotto una stellata un pochino disturbata dalle luci delle auto che ancora giravano nel parco.


Con Luca abbiamo commentato che la bellezza di questo posto supera quella di Uluru, ma la magia del monolite australiano, tutti e due siamo d'accordo, rimane ineguagliata.

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