Due vagabondi, se non
proprio barboni, arrivano alla sommità del Buena Vista park, proprio
mentre noi ce ne stiamo andando.
E' mezzogiorno in punto.
Non puoi sbagliare perché una sirena scuote la città ed un
altoparlante che la attraversa tutta (almeno la zona in cui siamo
noi) annuncia irreparabilmente che è arrivata l'ora della pausa dal
lavoro.
I due sono ragazzi molto giovani, esemplari di una specie che qui
chiamano genericamente "panhandlers", letteralmente persone
che chiedono la carità per strada affiancando i turisti, in pratica la
variante a stelle e strisce degli ijnieteros cubani. Tutti e due hanno i capelli sporchi ed arruffati. Uno è
bianco coi capelli biondi, l'altro è un meticcio con un inizio di
capellatura rasta.
Si siedono su una panchina
poco sopra la nostra ed iniziano a fumare qualcosa di molto profumato
che, appena aspirato, li fa tossire rumorosamente proprio come la mia
Harley scarburata.
Girano accompagnati da un
cane, alla moda di quasi tutti questi ragazzi sbandati. In questo caso la bestia è un bellissimo pitbull
grigio, molto alto. Lui è sicuramente l'unico essere vivente sobrio
nel raggio di qualche chilometro. Oltre a noi, naturalmente che,
nonostante siamo perennemente avvolti, lungo tutto il percorso sulla Haight street, da continui effluvi di “maria” riusciamo lo stesso a mantenere quella lucidità appena appena compatibile con il nostro stato di stanchezza.
Siamo arrivati in questa
zona, dopo aver percorso un lungo tratto a piedi, tra saliscendi
mostruosi, eleganti case vittoriane multicolore e numerose coppie gay
indaffarate nelle faccende quotidiane tra le vie ed i negozi di
questo quartiere arcobaleno.
Negli anni '60 questa via
era la patria della contro-cultura americana. Il suo nome, come
accade anche per tutte le altre vie, è stato impresso nel cemento della
pavimentazione vicino all'incrocio.
Durante l'estate del 1967
- conosciuta come The Summer Love - questa zona era piena di hippies
e la sua aria era intrisa degli effluvi delle varie spezie che i figli dei
fiori (e dell'erba) usavano per condire le giornate. Effluvi ed
erbe non tanto diverse da quelli che avvolgono i loro nipoti oggi, anche se le case, adesso, ristrutturate ed arredate
lussuosamente, appartengono di sicuro ad un altro genere di persone.
La mattina era cominciata
di buon'ora con la colazione da Starbucks ed una generosa spesa al
supermercato vicino casa: un fantastico negozio della catena Whole
Food, allestito con ogni ben di dio disposto con un arte da far
invidia ai banchi del mercato della Boqueria di Barcelona.
Abbiamo comprato
dell'agnello californiano per la cena di stasera oltre a quintali di
frutta e verdura che non avremo mai modo di mangiare.
Dai commessi,
gentilissimi, come tutti qui finora, ci siamo anche fatti consigliare
dei vini californiani (un bianco ed un rosso) e del caffè da
preparare con la macchina ad infusione.
Lo abbiamo preso in grani
e poi fatto macinare al banco del bar interno da una disponibilissima
signora che si è premurata di chiedermi con quale macchina l'avrei
usato per macinarlo alla grana giusta.
Il contatto con la gente
di qui è sempre stato affabile, quasi dolce. Come capitava in
Australia, il fatto di essere italiani li dispone subito al meglio
nei nostri confronti. Nemmeno qui, almeno finora, nessuna battuta su
Berlusconi. Neanche su Renzi, in verità. Molto meglio così...
Dopo la lunga camminata e
la sosta al parco Buena Vista con vari tentativi di fotografare il
Golden Gate immerso nella umida foschia che pesa sulla città, ci
incamminiamo verso il Golden Gate Park.
E' di nuovo uno slalom tra
gli effluvi e le offerte di maria. “Weed bro?” è l'invito
ricorrente che si sente rivolgere Luca, molto più adatto come target
della domanda col suo penny ed il suo pizzetto di quanto non sia io
con il mio grigiore e la macchina fotografica a tracolla.
Prima di sederci sull'erba
però, assieme a centinaia di giovani e cani che l'erba, oltre che
sotto al culo ce l'hanno anche nelle narici, facciamo rifornimento di
viveri e frutta nel Whole Food lì vicino.
Consumiamo il nostro
pasto, ancora una volta attorniati da odori che ormai ci impregnano i
vestiti, al punto che, anche molto più tardi, mi sembra di sentire, annusandomi, l'odore della cannabis.
Una volta, ai miei tempi,
andava di moda un profumo, patchuli, o qualcosa di simile. Questo odore me lo ricorda proprio. Chissà se era nato con l'intenzione di
confondere le idee...
Il caffè lo beviamo in un
bar dall'altra parte della strada. Si chiama 672 ed è pieno di gente
che, col computer (quasi sempre un mac) naviga in Internet usando il
WiFi gratuito.
Il bar è specializzato in
miscele di caffè che ti preparano al momento filtrando l'acqua calda
nelle apposite cialde di carta riempite di polvere.
Un
miscelatore/assaggiatore professionista le sta sperimentando su un
banco lì vicino e, alla fine, ci lasciamo trasportare dalle sue
descrizioni, assaggiando con un cucchiaio tre diversi tipi di
preparazione.
La giornata continua con
un trasbordo in autobus verso la caotica Chinatown, ricca di murales
e cianfrusaglie, alla ricerca di Kerouac Street e della libreria City
Light, vessillo della Beat Generation.
Una full immersion negli
odori dei libri e delle nostalgie di quegli anni. Una serie di
pittoreschi personaggi, molto spesso uomini di colore con cappelli
stravaganti, sorseggia gratuitamente assaggi di letteratura nei tre
piani di questa libreria che, se non fosse per la leggenda di
Kerouac, sarebbe un normalissimo negozio di libri.
Da lì velocemente in taxi
per un rapido ristoro a casa prima della penultima fatica della
giornata: un giro in auto sopra il Golden Gate. Niente di
paragonabile al resto della giornata, anche se, la maestosità del
ponte è veramente notevole.
L'ultima fatica è la
preparazione della cena . L'agnello californiano, che abbiamo
preferito, seguendo il consiglio del macellaio, a quello
neozelandese, non è 'sto granché. Per fortuna, il vino
californiano, quello rosso, fa la sua parte e ci fa sembrare tutto
più buono.
Ah, dimenticavo il motivo
per il titolo di questo post.
Tornando all'inizio e ai
due sbandati incontrati al Buena Vista Park è successo che, quando
ce ne siamo andati, quello moro ha attratto la nostra attenzione con
il solito “Hey guys” mostrandoci un cartello di cartone.
Da una parte aveva
scritto, per distinguersi dalla folla : “I'm not a gay, but thank
u”.
Dall'altra, aveva
compensato con un originale: “Stay Fabolous”
Un invito che ci ha
ripetuto diverse volte e che, in effetti, descrive alla perfezione il
mio stato d'animo in questi giorni.
Buona notte (a me), buon
giorno (a voi).
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