mercoledì 27 agosto 2014

Una Jolla con Al Capone

Alla fine, alla Jolla ci siamo arrivati, ma solo a sera, dopo il tramonto.

E' tutto il giorno che ridiamo dietro a questo nome. Un po' per il suo ritmo dinoccolato, così sciolto, molto sciallo  da atmosfera californiana, un po' per il significato che questa parola ha assunto nel gergo giovanile veronese. Non lo spiego per esteso, dico solo che ha a che fare con gli aromi  che ci hanno accompagnati in questi giorni.

La mattina e buona parte del pomeriggio sono volati via con la sosta a El Coronado. Un posto quasi snob, ma affascinante che si raggiunge attraversando la baia sul El Coronado Bay Bridge, una specie di rotaia da ottovolante ad otto corsie però.
Villette basse di vario stile con giardini curati maniacalmente ti accompagnano fino ad una spiaggia enorme di sabbia chiara e finissima che si insinua dappertutto, in particolare nelle macchine fotografiche ed i telefoni.

Luca affitta subito il suo surf al casottino dell'Hotel El Coronado, Una costruzione molto estesa e ricercata che ha fatto da set al film "A qualcuno piace caldo".

Le onde oggi qui sono un po' strane. Pur partendo molto alte, si rompono quasi subito e surfare è ancor più difficile del solito.

Una trentina di persone, ospiti dell'albergo, sta facendo una lezione di surf, seguta da tre maestri, entrano in acqua baldanzosi e felici, ed escono contusi e a testa bassa senza mai essere riusciti a stare in piedi.

Luca, invece, meno del solito, ma ci riesce. Purtroppo, rimedia anche una bella abrasione sullo zigomo, sfregando la faccia, trascinato sul fondo sabbioso da un "cavallone" più energico degli altri.
Prima un gentile signore di origini iraniane si è preso cura di lui, accompagnandolo per un tratto fino a trovare una pianta di aloe vera da usare come cicatrizzante. Poi il commesso del Subway, dove abbiamo pasteggiato con dei panini, si è offerto di aiutarlo, confermando la nostra ottima esperienza nel contatto con la gente di qui.

Verso sera, alla ricerca della Jolla, scopriamo il posto dove vanno a surfare gli abitanti di San Diego.
Pacific Beach, nella parte est del promontorio della Jolla.
Il mare brulica di surfisti che sembrano una colonia di pinguini all'approdo dell'unico iceberg.
Le onde alte e regolari consentono acrobazie da documentario.
Bello è osservare la devozione che questi sportivi riservano al mare, prima e dopo il gesto atletico.
Alcuni restano in meditazione a lungo osservando il sole che nel frattempo scende piano sulla baia, inseguito da centinaia di scatti e di riprese del tutto inutili…

La serata finisce con la grezzata degna di una Jolla.
Cena in un ristorante italiano, in mezzo ad altri italiani.
Si mangia bene, ma il vero numero della serata è l'entraîneuse: un ragazzino, un bel po' effeminato che, vestito da Al Capone, offre ai clienti il lato migliore del nostro paese…

Un modo un po' strano, ma che ci diverte un sacco (ci imbastiamo su un sacco di sketch..) per finire un'altra giornata da ricordare.

Domani ci attende un tappone di trasferimento e stasera è tardi e non ho tempo per postare delle foto. Ve ne offro solo una fatta da Luca a Pacific Beach, con una banda di esaltati che salutano il sole che muore.






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